|
La lanterna del diavolo (film sonoro) - 1931 R.: Carlo Campogalliani- S.: Leo Menardi- Scen.: Gian Bistolfi- Scg.:
Domenico M. Sanzone- Dir.fot.: Anchise Brizzi- Mo.: Giuseppe Fatigati,
C. Campogalliani- Mus.: Ettore Montanari- A.re.: D.M. Sanzone- Segr.pr.:
Romolo Laurenti- Op.: Giocchino Gengarelli- Tr.: Willy Miller, Raimondo
Van Riel e Franz Sala- Fo.: Pietro Cavuzzi- Int.: Nella Maria Bonora,
Donatelli Neri, Carlo Gualandri( il capobanda), Letizia Quaranta, Carlo
Tamberlani, Raimondo Van Riel, Alfredo Martinelli, Guido Celano, la
Baiocchi, il piccolo Lamberto- P.: Cines, Roma (1931.) Durata: 70'. TRAMA DEL FILM I gendarmi riescono a catturare ed imprigionare l'uomo che in seguito
verrà liberato grazie ad uno stratagemma del figlio( il piccolo
Lamberto) il quale lo metterà al sicuro in una casa abbandonata
sulla montagna. La leggenda del paese vuole che in questa casa si agitino
gli spiriti: si dice che questi folletti accendano ogni tanto una lanterna,
segno di chi sa mai quali foschi avvenimenti. Nel frattempo i gendarmi, guidati dal capocontrabbandiere, riprendono
le ricerche del presunto assassino e si imbattono nella casa dove, a
gran sorpresa, si trovano faccia a faccia con tutta la banda. I gendarmi
fanno una copiosa retata e i contrabbandieri, arrestati, pensando che
il proprio capo li abbia traditi e denunciati, lo accusano a loro volta
come il vero responsabile dell'assassinio. CRITICA: Carlo Campogalliani continua a girare "La Lanterna del Diavolo". Il lavoro nei teatri è completamente terminato e la "troupe" è subito partita alla volta di Scanno e Pettorano, due caratteristici paesi dell'Appennino Abruzzese, per la ripresa degli esterni. "La Lanterna del Diavolo" svolge una trama popolare piena
di umanità e di commozione che ha per sfondo la montagna abruzzese
così ricca di attrenti motivi folkloristici. La Lanterna del Diavolo è un film dalla solida costruttura drammatica
nella quale vibrano tutti gli elementi che determinano l'interesse e
per la vicenda e per le sorprese che questa vicenda riserva. Stralciamo dall'Opinione di Filadelfia questi brani descrittivi del ridente e caratteristico comune di Scanno dove Carlo Campogalliani ha girato il film "La Lanterna del Diavolo". Il civettuolo e grazioso paese che chiude l'incantevole valle del Saggittario quasi a forma di diga non poteva in alcun modo rimanere tagliato fuori dall'operosità cinematografica dellla "Cines". Il suo lago malizioso, terso come uno specchio pieno di riflessi e
morbido come un velluto; l'abitato lindo e civettuolo col mare di verde
che và dal prato alla pineta, alla boscaglia, quel senso di pace
serena che vi si gode, l'abbondanza dei tipi che vi si trovano, hanno
invitato la "Cines" a riprendere a Scanno quell'operosità
di un tempo. "La Lanterna del Diavolo" nei giudizi della critica. Si sono susseguite nelle principali città italiane, le visioni del film "La Lanterna del Diavolo", realizzato da Carlo Campogalliani, e per questo nuovo film Cines i riconoscimenti della stampa sono assai calorosi come è chiaramente dimostrato dai seguenti brani che stralciamo dai vari giornali: Popolo d'Italia- Milano- Il lavoro nel suo complesso è
ottimo. .... "La lanterna del Diavolo", senza essere un capolavoro, soddisfa principalmente per la sua schiettezza di carattere. Quella che si può dire una rivelazione, che se più controllata può darci soddisfazioni maggiori e migliori, è la presenza di un piccolo attore dagli occhi vivissimi, propri della nostra generazione ( il piccolo Lamberto) attraverso il giuoco scenico del quale abbiamo potuto sognare quella prossima fiorita di artisti che immancabilmente lo schermo italiano ci darà, speriamo, tra breve. Non sappiamo incrudelire contro la voluta drammatizzazione dei due momenti salienti del dramma, quello in cui Lamberto salva l'onore della madre e quello in cui lo stesso piccolo prodigioso attore salva il padre. Non lo sappiamo fare perchè riteniamo che il Campogalliani ( la cui sensibilità nell'approfittare dei pathos a cinematografo crediamo non sia ancora squisita tanto quanto lo richiedono le moderne espressioni estetiche) si sia pertanto lasciato prendere la mano dall'idea di conquistarsi il favore della platea. Però ci permetterà di fargli notare che anni di frequenza
a visionare lavori (anche se rari) ove il senso della misura è
mantenuto più sapientemente, hanno ingentilito anche il pubblico
dalle facili emozioni. E questo, speriamo, gli gioverà nelle
sue future produzioni. Tutti gli attori,sono stati troppo sceneci, anche quando non se ne
poteva incolpare la natura stessa per "parlato". |
carlogualandri.it - tutti i diritti riservati 2001 |