Non è resurrezione senza morte - 1922

R.: non reperita: secondo fonti incerte: Eduardo Bencivegna- S.: Vladimir Popovitch- Int.: Elena Sangro ( Milena), Giorgio Fini (Alessandro), Carlo Gualandri ( Jakcha), Amedeo Ciaffi (l'ufficiale austriaco)- P.: Sangro-film, Roma- Di.: regionale- V.c.: 1704 del 30.9.1922- P.v.romana: 25.5.1923- Lg.o.: mt. 2050.

TRAMA DEL FILM
Impressionante dramma di storia contemporanea montenegrina, che illustra l'eroica condotta di quel popolo durante la grande guerra europea e mette in luce i sacrifici compiuti da tutto un popolo di rudi lavoratori per la libertà del paese natio.
Mentre gli uomini, giovani e vecchi, combattono e cadono vittime della crudeltà del nemico, le donne consolano, incoraggiano e piangono, sublimi di abnegazione e di pietà. Una storia d'amore, che si conclude tragicamente, ingentilisce come un inno alla vita, il martirio inflitto ad un così generoso popolo.

Il film, che risulta di produzione di Elena Sangro, venne in realtà finanziato da un comitato di esuli montenegrini, di cui facevano parte anche la ex-regina Milena e l'ex ministro delle finanze Vladimir Popovitch che scrisse il soggetto. La presidenza del Comitato venne assunta da Gabriele D'Annunzio, il quale scelse il titolo dell'opera che è esattamente quello riportato, anche se il film divenne, nelle recensioni, non v'è ( o Non c'è) resurrezione senza morte.
("Bianco e Nero", di Vittorio Martinelli. Il cinema muto italiano, 1921-1922. Roma, Gennaio-Giugno, 1981, n° 52, fascicoli 1/3. Edizioni, Nuova Eri.)

CRITICA
Non c'è resurrezione senza morte.
Per gentile invito del Comitato di propaganda "Pro-Montenegrino" mi fu possibile gustare un'opera cinematografica, degna dell'alto concetto a cui fu ispirata. L'indovinato soggetto è tutta una larga dimostrazione di amor patrio e spirito di sacrificio, degno di un popolo che giustamente, oggi, sente il giogo straniero pesare sulle spalle, mentre coll'animo dolorante attende il giorno della liberazione.
Film di alto interesse patriottico ed artstico: Elena Sangro, in in questo lavoro, ha superato sè stessa. Bellissima nel costume, passione calda e affettuosa, virtuosismo di gesto e di espressione. Gli altri interpreti tutti a posto e bravissimi.
Fotografia limpida, stereoscopica; quadri magnifici palpitanti di buon gusto e arte.
("La rivista cinematografica". Torino, 10 Giugno, 1922. Anno II, n°11.)

Nel complesso questo lavoro piace e avvince per la passione e l'amore patrio cho lo anima. E' la triste odissea del popolo montenegrino, soggetto alla schiavitù dell'austriaco invasore, che rivive sullo sfondo di un dramma intimo. L'azione è un pò troppo scheletrica e succinta, data la vastità della concezione e la necessaria limitazione dei quadri.

A posto pressochè tutti i personaggi, specialmente la bella Elena Sangro nella parte di Milena; non molto felice la scelta dell'artista che personifica Jakcha (Carlo Gualandri), per quanto encomiabile nella recitazione. Il tipo doveva essere reso in maniera più rude, più montanara.
Il dramma, comunque, è piaciuto assai.
("La rivista cinematografica". Torino, 10 febbraio, 1923. Anno IV, n° 3.)

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