Il romanzo di una vespa- 1919

R.: Mario Caserini- S.: Guido Milanesi- F.: Renato Cartoni- Int.: Elena Lunda ( Elena), Enrico Roma ( Enrico), Carlo Gualandri ( un viveur), Nella Serravezza- P.: Cines, Roma- Di.: U.C.I.- V.c.: 14702 del 1.11.1919- P.v.romana: 26.7.1920- Lg.o. mt: 1248.
("Bianco e Nero", di Vittorio Martinelli. Il cinema muto italiano, 1919. Roma, Gennaio-Giugno, 1980, n° 51, fascicoli 1/3. Edizioni, Nuova Eri.)

TRAMA DEL FILM
Maria, bella fioraia di Napoli, lavora negli hotel e a bordo dei piroscafi. E' una donna bella e desiderata da tutti: la chiamano la "vespa" perchè è inafferrabile e il suo contatto è come una dolorosa puntura. Maria è innamorata di Goffredo che, a sua volta, è fidanzato a Miss Lucy giovane molto ammalata. Miss Lucy accortasi che Maria non è del tutto indifferente a Goffredo ne soffre a tal punto che la sua salute peggiora sempre più. Un giorno Goffredo si assenta da Miss Lucy e, nello steesso giorno Maria, salita a bordo di un piroscafo di transito, non si accorge che il piroscafo stesso salpa e così è costretta a farsi ingaggiare come cameriera a bordo.

La zia di Maria sostituisce la giovane nella vendita dei fiori ed è così che da lei Lucy apprende la sparizione di Maria. Presa da folle gelosia, crede che Maria e Goffredo siano partiti insieme, e il dolore la uccide.

Intanto Maria, sbarcata a Marsiglia, cerca lavoro. Non sa parlare la lingua del paese ed è derisa da tutti: un giorno, in un caffè, incontra dei giovani signori che parlano l'italiano i quali la invitano a recarsi con loro a San Remo, dove si festeggia il carnevale.
Maria accetta, si diverte, si lascia comperare vestiti da tutti e tre ma non si concede mai a nessuno poichè è ancora innamorata di Goffredo.Giunti a San Remo, il giuoco li attrae: i tre giovani perdono tutto, ma Maria invece guadagna moltissimo e vuole restituire ai suoi compagni di viaggio il denaro che essi hanno speso per lei. Due accettano e partono; l'altro, il più innamorato, Corrado, rimane e la prega di prendere parte ad un concorso carnevalesco.
Al corso dei fiori interviene, ammiratissima, una vespa (Maria) su di un carro raffigurante un cesto di fiori e condotto da un calabrone (Corrado). Ma intanto Goffredo, dopo la morte di Lucy, aveva lasciato Napoli ed era sbarcato a Marsiglia, dove la reclame del carnevale di San Remo l'aveva deciso a cercare qualche distrazione ed oblio nelle feste carnevalesche.

Al corso delle maschere Maria vede Goffredo; scende dal carro e lo abbraccia fra l'applauso della folla, che pensa che la "vespa" abbia voluto pungere un passante, e mentre il calabrone si sdegna e a forza la fa risalire sul carro, dopo però che essa è riuscita a dare appuntamento a Goffredo per il giorno seguente. Goffredo si reca da Maria ma, mentre questa gli professa il suo amore la visione della morte di Lucy si frappone fra i due e Goffredo respinge Maria.

E' l'ora del passaggio dei carri e il giorno della premiazione. Il calabrone entra nella stanza di Maria ed insiste perchè si vesta, ma Maria è disperata poichè Goffredo non la vuole più rivedere.
Corrado insiste e riesce a convincere Maria ad andare alla premiazione. Maria si avvicina a Goffredo, nel frattempo giunto, e ottiene da lui la promessa ch'egli interverrà al concorso.
Al corso, sotto il palco della Giuria, Goffredo attende il passaggio del "carro della vespa". Maria scende ancora una volta. Abbraccia Goffredo e poi, faticosamente rimonta sul carro dove, giunta fra i fiori, lentamente si accascia. La folla applaude, la Giuria aggiudica il primo premio a "la vespa" e qualcuno, notando che la fanciulla mascherata continua a rimanere inerte, aggiunge:"Benissimo! Proprio come la vespa, che dopo che ha punto muore!".

Ma mentre il calabrone torna sul carro con il primo premio e scuote "la vespa" in segno di gioia, Maria si rovescia lentamente. E' morta.
( La trama è stata tratta da: "La Vita Cinematografica". Torino, 22-30 Giugno, 1919. Anno X, n° 23-24.)

CRITICA
Il romanzo di una vespa della Cines. Il film non è tra i più interessanti; ma rivela una buona cura nell'allestimento tecnico. Elena Lunda appartiene a quelle attrici che, senza eccellere mai, danno prova di uno spirito d'interpretazione soddisfacente, derivato dalla buona volontà che le anima nei loro cimenti artistici.

("La rivista cinematografica". Torino, 25 Ottobre, 1920. Anno I, n° 20. La critica è stata trovata nella rubrica: "Corrispondenzre" ed in particolare al Cinema Politeama Alessandrino di Alessandria.)

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